L’estate ha finalmente iniziato a farsi sentire e il caldo ha già invaso le nostre città. È questo per me il periodo in cui mi dedico a quello che mi piace fare senza badare ad altro come lo studio o incombenze dovute alla vita quotidiana constantemente frenetica. In particolare mi sto ritagliando questo tempo per poter pensare, leggere e approfondire nuovi argomenti, pianificando il futuro.
Di per se non sto portando avanti grandi progetti proprio perchè l’estate diventa momento di verifica di quello che è stato fatto nei primi sei mesi dell’anno e come poter migliorare in quelli successivi. Quest’anno, inoltre, si avvicina anche una piccola ricorrenza in più, ovvero il primo anno di apertura di questo blog, che porta con se nuovi spunti di riflessioni e opportunità da cogliere.
In questo diario di bordo, quindi, non ci saranno progetti o risorse conosciute in questo periodo. Quello che seguirà saranno le riflessioni e le idee che in questo momento vivono nella mia testa e che mi guideranno nei prossimi mesi. Per chi non è interessato a tutto questo, l’articolo finisce qui e ne seguirà un prossimo in tempi brevi con qualche lettura che consiglierò a chi vuole confrontarsi con qualcosa di nuovo.
Per chi è rimasto, andiamo avanti.
Se ne vanno sempre i migliori
Quando scrivo è passata più di una settimana dalla morte del “Condor“, uno dei più grandi hacker della storia. Sto parlando di Kevin D. Mitnick, autore di svariati libri come “L’arte dell’inganno” e fondatore della Mitnick Security Consulting LLC, una delle più grandi agenzie di cybersecurity al mondo. Per chi non conoscesse la sua storia, è stato uno dei primi hacker a portare a termine attacchi d’importanza internazionale a danni di aziende e governi (anche se non danneggiandoli nell’effettivo), utilizzando metodi all’epoca del tutto sconociuti.
Dopo il suo arresto, fu condannato a una pena esagerata e giustificata dall’USA PATRIOT Act, una legge risalente al terrorismo del 2001 e ancora oggi in vigore che rafforzava i poteri delle forze di polizia e di spionaggio, insaprendo le pene per tutti coloro sospettati di essere terroristi.
Consiglio di ricercare la storia di quest’uomo e di come ha cambiato la cultura hacker nel mondo. La sua morte è stata per e un fulmine a ciel sereno, del tutto inaspettata. Ho letto alcuni dei suoi libri e risulta uno dei pochi “white hat” con competenze di primissimo livello mai esistiti. Era una figura di riferimento anche per la base valoriale che aveva: nonostante il grande potere che poteva usare a suo piacimento non ha mai fatto del male a nessuno, non divulgando o vendendo quello che otteneva dai suoi attacchi, ma rivelando i suoi metodi alle proprie vittime per far si che non riaccada.
Servono persone al mondo come quella che ci ha lasciato, e non mi capita spesso di dirlo. Volevo ricordarne una per la grande influenza che ha avuto su di me e su quello che la sua storia mi ha spinto a conoscere, portandomi dove sono ora. La sua perdita prematura ha risuonato nei miei pensieri e mi ha portato a elaborare quello che segue.
Il mondo cambia e anch’io
Il concetto è molto semplice: in tutto questo marasma che succede ogni giorno nel mondo, sento l’esigenza di esprimermi, di dire la mia. Le motivazioni e le conseguenze di ciò sono un po’ più complesse.
Noi tutti cresciamo con una propria visione delle cose che ci circondano, dandogli un significato e un posto nella narrazione della nostra vita. Crescendo alcune di queste cose che pensavamo di conoscere cambiano, mutano e non sappiamo più che posto dargli. Altre, invece, ci presentano una realtà totalmente diversa da quella che avevamo immaginato, sbattendoci in faccia un mondo che non ci rappresenta. Il risultato è una confunsione indescrivibile, che prende tutto il nostro essere.
In questi tempi di forte caos tra le persone, unite ad un’analisi introspettiva fin troppo curiosa e irrequieta, sento all’esigenza, a tratti anche fisica, di dover esprimere quello che questo mondo mi provoca. Sia chiaro, non voglio vomitare su una pagina tutto il male del mondo, anzi vorrei rendere quello che scrivo la mia ancora di salvezza per me e per chi legge, arrivando, con la ricerca dell’autore e la curiosità del lettore, a comprendere meglio i cambiamenti che stiamo vivendo.
Lo so, sembra un ideale forse fin troppo astratto e utopico, ma per me è molto più pratico di quanto possa sembrare: ho tante conoscenze e valori che nella mia testa non fanno altro che prendere la polvere e so che invece sono utili a tante persone che non ne conoscono neanche l’esistenza. Non posso pensare di farle rimanere dove sono. Quello che vorrei è portare del valore alle persone e renderle ricche di questo valore.
Il mio mezzo sarà questo piccolo spazio di Internet, accessibile potenzialmente a tutti, dove usciranno articoli diversi da quelli visti fino ad ora: ho pronti tanti argomenti, approfondimenti su temi attuali e tanti ma tanti pensieri personali e interpretazioni su questi argomenti. Spero solo che i miei lettori non si fermino a quello che io ho da dire, pensando di aver raggiunto chissà che conoscenza.
La visione del blog e il suo ampliamento
Come detto, questo blog è il mio posto in cui posso esprimere me stesso in tranquillità e con i miei metodi. Quello che mi piacerebbe costruire, inoltre, è anche una piccola comunità virtuale che mi leggano e conoscano tramite i contenuti che propongo. Riconosco che chi mi legge sono principalmente persone che mi conoscono personalmente. Ciò è ovviamente molto bello per le relazioni che vivo, perchè vengono arricchite anche da questa parte della mia vita ma non è per loro, o almeno non solo, che scrivo.
Il ragionamento va di pari passo con quello detto poco fa: la mia esigenza di esprimermi e di far conoscere ad altre persone quello che so e che penso può aiutarle a interpretare meglio la realtà, e voglio che più persone possibili possano fare questo passaggio, questa ricerca d’orientamento. Avere semplicemente questo posto, quindi, potrebbe non bastare. Parliamo comunque di un progetto che ha i suoi limiti: è totalmente autogestito, dalla veste grafica al contenuto; è un puntino nei meandri di Internet, un indirizzo web tra i miliardi esistenti al mondo, senza che abbia un modo per essere trovato dall’esterno se non ne si conosce la posizione.
Insomma tutto questo per dire che sto cercando nuovi luoghi in cui postare i miei scritti, lasciando comunque al blog l’onere di raccogliere comunque tutti i miei lavori. L’idea che al momento sembra attirarmi di più è quella di pubblicare qui tutti i contenuti che faccio e di ripubblicare quelli più ricercati e complessi da ricamare in altre piattaforme (le candidate migliori al momento sembrano Medium e SubStack ma sono ben accetti altri sugerimenti). In questo modo potrò garantirmi una finestra su chi non mi conosce, avendo queste piattaforme che propongono al loro pubblico contenuto che rispecchia le loro esigenze, e mantenere comunque una certa integrità progettuale e identitaria.
Ciò significa che per chi legge qui da sempre e continuerà a farlo può stare tranquillo, le cose non cambieranno e con la newsletter saprete sempre quanto uscirà tutto quello che faccio. Inutile dire che i feedback sono per me una parte importante di questo percorso e, anche oggi, chiedo i vostri assicurandovi che mi farà sempre piacere leggere quelle che pensate.
Trasformiamo questo monologo in un dibattito.
Finchè ci sarà qualcuno a leggere, e qualcuno a scrivere, il tuo blog non sarà mai un monologo. SpaceZero è un luogo di sincerità, che ispira a mettersi allo specchio e cercare di ordinare la confusione di cui parli, attraverso semplici diari di bordo o articoli tematici. Inconsapevolmente credo che ispiri tanto nei lettori, in una misura che forse non potrai mai quantificare. In bocca al lupo per tutti i futuri sviluppi!