Io da piccolo, ma in grande

L’infantilità è definita sul vocabolario come “L’essere infantile, cioè bambinesco, puerile” o come “Infanzia, età infantile”.

Trovo quasi buffo come mi ritrovi personalmente in entrambe queste definizioni, non solo a livello letterale del termine, quanto di quello che per me è ora, sento che mi appartiene.

Questa riflessione è il frutto di una serie di eventi che hanno contraddistinto tutta la mia vita e in particolare il mio recente passato: sto notando come molte delle mie scelte, abitudini, modi di pensare e agire sono condizionate da quella che è stata la mia età infantile. Come detto nell’articolo di presentazione del FabLab, la creazione di un luogo in cui confrontarmi con persone che avevano i miei stessi interessi è un’esigenza maturata nella mia infanzia una volta entrato in contatto con quelle che sono le mie attuali passioni, ma ho capito non essere solo questo.

Anche nella vita relazionale ho qualche cosa di bambinesco: ammetto di essere molto selettivo nelle relazioni e di non amare il fatto di essere al centro dell’attenzione in molte situazioni, principalmente quelle in cui devo ricevere alcuni meriti. Questo solo perchè sono discorsi noiosi i complimenti, in cui effettivamente non si dice nulla: “hei! Ho visto quella cosa X che hai fatto! Bravo!”, ed io “Grazie!” e poi boom, chiuso. Parlando con qualche amico ho espresso come mi faccia molto più piacere ricevere un “Grazie” che un complimenti applausi e compagnia cantante.

Il motivo è semplice: mi sento realmente utile, questo è il vero complimento. Sicuramente può sembrarti carino quello che faccio se ti complimenti con me, ma se mi ringrazi vuol dire che quella cosa è stata utile prima di tutto per te, che è il premio più grande. Un po’ come quando presentavi a un genitore una tua creazione e invece di fare qualche applauso si metteva a giocare con te o ti chiedeva come l’avessi fatto, ti sentivi grande.

Tutto ciò perchè il me bambino è rimasto deluso quando pensava di essere bravo in qualcosa solo perchè glielo dicevano gli altri, mentre ha capito che per esserlo realmente bisogna vederne i risultati effettivi.

Un esempio classico è la visione che abbiamo dei nostri genitori che, se andiamo anche in ambienti scientifici, è ampiamente studiata e provata dalla psicanalisi. Da piccolo mio padre era per me quello a cui rivolgersi quando non funzionava qualcosa e mi piaceva tanto quando riparava ciò che gli davo. Anch’io volevo essere come lui a quell’età e forse anche per questo ora mi diverto a riparare cose smontandole pezzo per pezzo o creando dei progetti tutti miei.

Per natura, poi, ero sempre stato il classico bambino introverso, un po’ sfigato che stava nel suo mondo fatto di idee, progetti assurdi e libri. Sì, anche da piccolo avevo il vizio della lettura e, anzi, il mio sogno a quell’età era proprio quello di diventare uno scrittore (chissà se un giorno…). Inutile dire che anche questa era una cosa che non condividevo molto con i miei coetanei nonostante alcuni miei vani tentativi di apertura.

Una piccola svolta arrivò con una “skill” che imparai quasi per caso: saper risolvere il cubo di Rubik. Questo è stato un evento particolare rivelatosi da subito una lama a doppio taglio: da un lato riuscivo a presentarmi a persone nuove senza parlare, stando semplicemente lì muovendo questo pezzo di plastica e attirando la loro attenzione, dall’altro moltissime di queste persone preferivano etichettarmi come “quello intelligente”(come se l’intelligenza fosse definita da quello stesso pezzo di plastica) e concludere lì il loro interesse . Dopo poco capii che non era quello che volevo e ho cercato di renderla una cosa sempre più marginale, fino a farla scomparire e tornare ad essere quello introverso che tutti conoscono.

Come sto raccontando le cose fino ad ora, sembra quasi che abbia avuto una brutta infanzia, cosa che non è per niente vera, anzi posso dire di averne avuta una davvero felice. Sarà perchè da piccolo riuscivo a destare più attenzione al mio piccolo mondo rispetto a quello che c’era fuori da esso, facendomi pesare meno il resto.

La mia vita è stata quasi tessuta attorno a quello che volevo essere quando stavo lontano dagli altri: ho coltivato la curiosità come un gioiello da tenere stretto, tanto che ora capita spesso di fare domande di troppo come chi esplora il mondo per la prima volta;mi piace molto ascoltare, anche le cose più semplici, per poi dargli un posto una volta tornato nel mio mondo; mi ritengo spesso ingenuo, anche se con l’ingenuità ho avuto un rapporto più sincero con alcune persone.

Tutto questo per dire che sento di avere questo piccolo marmocchio dentro di me che mi influenza ogni giorno.

Credo sia qualcosa di davvero bello e sono fiero di ciò: non sono poche la persone che, una volta cresciute, non riescono più a ritrovare questo senso d’infantilità che avevano da bambini, desiderandola ardentemente. Personalmente, posso dire che l’infantilità è una cosa che non se n’è mai andata dalle persone, è solo ben nascosta e aspetta di essere risvegliata.

La mia piccola macchina del tempo

Con me è successo in questo periodo facendo una cosa che non facevo da molto tempo: costruire un set Lego, una delle mie passioni da piccolo. È stata un’esperienza catartica, nostalgica, a tratti malinconica. Consiglio di fare qualcosa di simile: provate a ricordare una cosa che facevate quando eravate piccoli e fatela ora, meglio ancora con qualcun altro che vi accompagni, e lasciatevi guidare da ricordi e dalle sensazioni. Sembra di viaggiare nel tempo, forse il lato più affascinante della nostra infantilità: ci lascia essere noi stessi per sempre.

E niente volevo solo dirvelo, ora torno nel mio mondo…

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1 thought on “Io da piccolo, ma in grande”

  1. Molto molto interessante. Credo che diventare gli psicanalisti delle proprie versioni bambine sia il modo più efficace di conoscersi. Tanto si evolve e tantissimo ancora rimane lì in noi. Leggere del tuo “marmocchio” mi ha fatto tornare in mente “Il Fanciullino” di Giovanni Pascoli che “scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose. (…) adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario. E a ciò lo spinge meglio stupore che ignoranza, e curiosità meglio che loquacità: impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare.”.
    Le problematiche legate all’infanzia sono spesso argomento del canale The school of life su youtube, potresti trovare interessanti molti dei video.
    Grazie per la lettura e per tutto ciò che ha stimolato.

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